ENI presenta progetti per ettari di campi fotovoltaici senza il nuovo protocollo chimica verde

Il territorio non può subire un altro caso EOn, rimandare al mittente le proposte di ENI

La Regione non può accettare che vengano realizzati altri campi fotovoltaici nell’isola senza chiari e reali benefici per il territorio. Ci arrivano notizie del fatto che ENI abbia già presentato progetti per campi fotovoltaici nel nord e nel sud della Sardegna, senza avere neanche l’accuratezza di attendere che si discuta e si approvi il nuovo protocollo sulla chimica verde. Un atteggiamento inaccettabile nella forma quanto nella sostanza. Nella forma perché, salvo che non abbiano avuto il via libera dalla Regione, presentare progetti che fanno parte di una possibile nuova intesa senza attendere un ok formale, dà tanto la sensazione di sentirsi padroni e di non rispettare le istituzioni. Sostanziale perché in molti abbiamo detto al presidente della Regione che non abbiamo bisogno di un altro caso EOn, la multinazionale che aveva legato la costruzione del V gruppo alla autorizzazione data dalla Giunta Soru per la realizzazione di 70 Mw di nuovi campi fotovoltaici. Il risultato é che oggi i campi di EOn sono stati costruiti e anche venduti mentre il progetto del V gruppo della centrale é stato annullato.

I sardi sanno bene che non tutto é buono nelle energie rinnovabili e che in questi anni ha prevalso la speculazione, così come sanno che le zone industriali devono avere vocazione imprenditoriale non finanziaria e per il fotovoltaico vanno usati terreni non destinabili ai fini produttivi. Per questo ci attendiamo che la Regione mantenga una posizione chiara nell’interesse del territorio.
ENI aveva preso impegni per fare investimenti che non possono essere sostituiti con campi fotovoltaici di cui il territorio non ha bisogno. Se ENI ha bisogno di questo deve dare altro in cambio, e abbiamo fatto già proposte precise nel luglio scorso: centri di ricerca e sviluppo per nuove tecnologie, veri e con decine di ricercatori.”
Non siamo contrari a priori ma vogliamo avere certezze sui benefici per il nostro territorio, in termini di prospettive certe e stabili sia per quanto riguarda l’occupazione che per le nostre imprese ma senza dimenticare anche lo studio e la ricerca sulle produzioni e sulle nuove tecnologie a basso impatto ambientale. Quello che chiediamo è in estrema sintesi che non vengano rilasciate autorizzazioni senza veder nascere contestualmente progetti di ampio respiro. Non bastano più promesse o impegni generici. E non basta più neanche prospettare nuove opportunità per le aziende sarde se poi queste non vengono messe nelle condizioni di poter lavorare o, addirittura, anche solo partecipare alle gare di appalto.
Se si vuole investire sulle rinnovabili lo si può fare solo creando le condizioni per far diventare il nostro territorio un centro di eccellenza ed un punto di riferimento nel settore della green e della blue economy. Ogni qualsiasi altra prospettiva che non porti a questo risultato non ci può interessare.
Ed ENI deve farlo in un contesto di chiarezza su chimica verde, sviluppo industriale ed energia, chiarendo se si parla di reti e forniture di metano, e se si parla di risorse e tempi certi. Le autorizzazioni al fotovoltaico devono essere l’esito finale di questi investimenti non l’esito iniziale.
Se questo percorso non è condiviso la strada dell’area di crisi complessa che acquisisce a se anche le aree industriali di ENI, non utilizzate, bonificate e da bonificare, deve diventare la strada maestra. Se ENI diventa un ostacolo alla ripresa industriale la ripartenza deve essere ricondotta alle sedi istituzionali responsabili, al livello regionale.



Categorie:Diario, Economia, In Sardegna, Partito Democratico, Politiche, Salute e sociale

1 reply

  1. Purtroppo tutto ciò accade perché la nostra Regione dopo la “trionfante” rinuncia al GALSI non ha un piano energetico sulle fonti, sul’uso del territorio e sui costi / benefici da contrattare con chiunque sia “interessato”a operare in Sardegna. Siamo ormai consapevoli che le scelte di destinazione d’uso e di localizzazione delle infrastrutture puntuali spaventano la politica regionale che “vive di orticelli” con poco futuro. Caro Silvio impegnati per trovare soluzioni concrete in questi tempi di sfrenata globalizzazione.

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