I dati di Confartigianato confermano un trend decennale che riguarda il settore dell’edilizia e che viene dal 2009, dai primi anni della crisi economica. Pensare di ritornare ai numeri pre-crisi è impossibile ma è urgente individuare strumenti legislativi che diano una scossa all’intero comparto.
Le cause della crisi partono da lontano. Quelli che commentiamo oggi sono dati strutturali di ridimensionamento del settore che viene colpito dalla riduzione delle disponibilità finanziarie dei privati che non comprano più case, dalla riduzione delle dimensioni delle case dovute alla diversa struttura delle famiglie e, soprattutto dal fatto che è cambiato il sistema turistico. Siamo passati dal sistema delle seconde case e delle vacanze lunghe alle vacanze corte nei sistemi alberghieri. Non è neanche credibile pensare di riconvertire in breve tempo tutte le seconde case già esistenti in b&b, come d’altronde esiste una grande quantità di invenduto intorno alle città più grandi. Come detto la crisi viene dai tempi della scorsa giunta che niente ha potuto fare per risolverla se non qualche lassismo inutile.
Detto questo, occorre un grande lavoro di riconversione delle professionalità dell’edilizia, con un grande piano formativo che consenta di ampliare le competenze tradizionali comprendendo anche quelle necessarie agli adeguamenti ambientali ed energetici degli edifici esistenti, aiutando anche le imprese in questa direzione. E serve in ogni caso una nuova legge urbanistica che crei le condizioni perché operare nell’edilizia, nel rispetto del piano paesaggistico, e in maniera trasparente, sia modernizzato e semplificato e soprattutto perché si facciano le scelte che accompagnino un’idea di sviluppo. Se si vuole investire nel turismo, i turisti chiedono strutture adeguate capaci di offrire standard con i quali si compete ormai a livello mondiale e servono più strutture alberghiere ed innovare e qualificare quelle che ci sono. O lo si fa oppure la Sardegna non aggancia la pur debole ripresa.
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