Era il 13 agosto del 2015 quando in Italia, si registrava l’ultima vittima in ordine di tempo, del caporalato: Paola Clemente una bracciante agricola di 49 anni moriva nella campagna di Andria. Ed è dedicata anche a lei, per evitare che altre donne e altri uomini possano morire per due euro l’ora nei campi privi di garanzia, la legge sul caporalato è, voluta e approvata prima che un altro anno potesse passare senza intervenire per aumentare le pene e rafforzare la prevenzione.
La legge contro il caporalato appena approvata al Senato è un passo importante per contrastare lo sfruttamento del lavoro soprattutto in agricoltura e nel mezzogiorno.
Il testo, approvato a larga maggioranza e senza un voto contrari, ha riscritto il reato definendo anche una responsabilità per le imprese che impiegano mano d’opera in condizioni di sfruttamento, affrontando un problema che segna negativamente l’agricoltura e la qualità dei suoi prodotti.
Il testo approvato che ora va alla Camera interviene sulle politiche di prevenzione e contrasto al fenomeno istituendo e rafforzando la rete del lavoro agricolo di qualità che coinvolge, anche a livello territoriale, tutti i soggetti che sono determinanti per affrontare le basi del caporalato: il collocamento agricolo e il sistema di trasporto dei lavoratori.
Un fenomeno che ha dimensione importanti e condizioni di sfruttamento inaccettabili che doveva trovare una risposta politica che con il voto di oggi è arrivata, con il lavoro della relatrice Maria Grazia Gatti e di tutto il gruppo Pd al Senato.
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