I progetti di Eni nelle rinnovabili vanno bene ma solo se collegati ad investimenti che consentano prospettive concrete di sviluppo e occupazione nei territori in cui vengono programmati.
I posti di lavoro che durano il tempo necessario per avviare i progetti non ci bastano più. Vogliamo che venga proposta una programmazione seria e con una prospettiva non di pochi mesi o anni. Per questo motivo ben vengano gli interventi nel settore delle energie rinnovabili ma solo se vengono connessi alla realizzazione di centri di ricerca e parchi tecnologici.
La Sardegna ed in particolare Porto Torres sono già rimaste scottate da esperienze recenti. Come quella di Eon a Fiumesanto che prima ha legato la realizzazione dei due nuovi gruppi all’avvio di un progetto sul fotovoltaico. Una volta completato quest’ultimo ha abbandonato l’idea dei nuovi gruppi. Dunque niente promesse o propositi che poi rimangono lettera morta soprattutto nella parte che dovrebbe dare ricadute certe nei territori che ospitano gli investimenti. Ci sembra invece naturale pensare a progetti di ampio respiro che partendo dagli impegni già assunti sulla chimica verde, da rispettare in toto anche e soprattutto per quanto riguarda i posti di lavoro, possano far sì che il nord Sardegna diventi un punto di riferimento nella ricerca e nelle produzioni innovative e a basso impatto ambientale. Solo con questi presupposti si può parlare di progetti legati alle energie rinnovabili. Si attui quanto già firmato a suo tempo per Matrìca, si lavori per creare nel territorio un centro di eccellenza nel campo della green e blue economy e poi si potrà iniziare a discutere anche di fotovltaico.
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