Davvero poco comprensibile il parere della autorità della concorrenza sulla richiesta della Regione Sardegna di poter inserire nella gara per la continuità territoriale delle isole minori la possibilità di una clausola a tutela dell’occupazione dei lavoratori impegnati nella compagnia di proprietà pubblica. A questo punto occorre rivedere il percorso di privatizzazione della Tirrenia del 2013 che è stata fatta in un contesto analogo.
La Saremar è inutilizzabile perché devastata nei bilanci dalle iniziative armatoriali della Giunta Cappellacci. Sono 4 anni che la Sardegna non riceve i contributi di 13 milioni di euro all’anno dallo Stato per quest’attività proprio perché svolta fuori dal regime di concorrenza e già sin d’ora il danno all’erario regionale può essere quantificato in 65 milioni di euro (13 per 5 anni) oltre ai 20 dell’avventura tirrenica, contro Moby e Tirrenia, giusta ma da incompetente.
Le risorse che lo Stato mette a disposizione richiedono che si faccia una gara europea perché possano essere utilizzati altrimenti deve essere la Regione a pagare i costi della continuità con le isole minori.
In questo contesto, soprattutto nel passaggio da un sistema pubblico ad uno sottoposto a oneri di servizio pubblico con soggetti privati che concorrono, come per la continuità aerea, la richiesta della Regione di considerare un vincolo o una premialità l’assorbimento del personale della società marittima pubblica non può essere negato o considerato ostile al possibile interesse da parte del mercato. Lo si è fatto per la Tirrenia, lo si può fare per la Saremar. Così come occorre, come chiede il mio amico e collega Luciano Uras, garantire la continuità dell’occupazione ai lavoratori sino all’espletamento della gara per le rotte di continuità. Se ci sono complessità tecniche vanno affrontate e la squadra che ci lavora ha le qualità per superarle, lasciando dietro le spalle l’eredità avvelenata dei problemi lasciati incancrenire dalla Giunta precedente
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