Rosaria Capacchione*
La prima montagna di rifiuti, accatastati alla rinfusa su un fondo agricolo, senza ordine e senza tutela alcuna per l’ambiente e per l’uomo, iniziò a crescere venticinque anni fa. Un mostro alto duecento metri che si materializzò nel mezzo della piana dei Mazzoni, tra Napoli e Caserta, zona d’elezione per la produzione della mozzarella di bufala, una delle eccellenze agroalimentari italiane. Via via quella montagna si è moltiplicata: da una parte i rifiuti smaltiti illegalmente, dall’altro le migliaia di ecoballe prodotte durante le emergenze del 2003 e del 2008. E sotto terra, percolato prodotto dagli scarti industriali, poi precipitato nella falda; fusti pieni di liquidi tossici; fanghi dei depuratori distribuiti nei fondi agricoli. E intorno, tonnellate e tonnellate di carta, plastica, pellame, collanti.
E’ questo l’humus, il contesto, il combustibile dei fuochi fatui che infiammano le notti e i giorni di centinaia di miglia di cittadini, intossicati dai…
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