Appello al Consiglio Regionale. Un ultimo tentativo sulla parità di genere é doveroso.

La legge elettorale regionale é ormai alla fine della discussione. La bocciatura dell’articolo cui era agganciata la doppia preferenza di genere proposta dal Pd in analogia alla norma sulle elezioni amministrative ha generato molte polemiche. Il centrosinistra si é comportato coerentemente con quanto dichiarato ma i 35 voti ottenuti a voto segreto costituiscono un consenso più largo di quanto costituisca il voto della minoranza in Consiglio.
Ho già detto che la legge, così com’è stata sinora approvata dal consiglio, é a rischio di impugnativa perché temo non sia sufficiente al rispetto del principio della parità di genere come introdotto dal nuovo articolo dello statuto sul limite dei 60 consiglieri.
Ora, il percorso é ad un bivio tra il lasciare al proprio destino la legge che difficilmente potrà avere il consenso di chi ha sostenuto la doppia preferenza di genere, e il tentare, come ha detto il capogruppo del Pd Diana, la strada delle quote elettive minime per sesso, proposta da un emendamento di Renato Soru. Si tratta di una norma a rischio di incostituzionalità, é stato detto.
Può darsi, ma può darsi anche che il dibattito di questi anni abbia modificato la valutazione dell’alta corte. Mi riferisco ad un dibattito che ha visto vittorie impensabili con giunte sciolte dai giudici per la mancata rappresentanza di genere e che ha portato ad una nuova legislazione di rappresentanza negli enti locali, nel parlamento e nei sistemi pubblici.
Molti passi avanti si sono fatto, tanto da non poter dare per scontato la incostituzionalità di una norma del genere.
Penso poi che decidere che una quota di eletti o elette sia stabilita in partenza in termini di quantità, si possa affiancare al principio per il quale si destina una quota delle Giunte, o dei cda di aziende pubbliche o di banche all’uno o all’altro sesso. Lo avevamo previsto in Sardegna con una norma presente nella statutaria, che poi 6 anni dopo é diventata norma nazionale.
So che una autorevole esponente di Sel ha consegnato ai media un secco “meglio niente” piuttosto che “l’elemosina delle riserve indiane”. Anche io penso che estendere il principio già utilizzato nelle amministrative che ha dato un aumento dal 10 al 35% di donne consigliere in Sardegna, sarebbe stato meglio tuttavia il nulla che ci aspetta in termini di differenza di genere nelle istituzioni andrebbe evitato a qualunque costo, anche estendendo straordinariamente, per un periodo di tempo limitato se vogliamo, al consiglio un principio accettato per le Giunte e per gli organi esecutivi.



Categorie:In Sardegna

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